Quando allenarsi diventa più importante degli impegni familiari, del lavoro può succedere che si abbia una particolare “tendenza” a demonizzare gli alimenti.
Anche solo pensare di ingrassare può diventare un pensiero intollerabile.
Non mi riferisco al disturbo della dismorfofobia che si instaura in un quadro patologico di un soggetto anoressico, bulimico o con binge eating ma piuttosto a una vera e propria “fissazione” per l’allenamento la dieta che sfocia, inevitabilmente in chiari segnali del proprio corpo come l’amenorrea ipotalamica.
Con allenamenti estenuanti e con diete troppo restrittive si può verificare una riduzione significativa della massa grassa che oramai viene considerato un vero e proprio “organo endocrino” che produce, cioè degli ormoni e molecole biologicamente attive.
Donne con una percentuale di massa grassa inferiore al 17% possono avere gravi squilibri endocrini, con l’allenamento intenso, e cioè con più di quattro sedute a settimana, il corpo fatica a ripristinare i valori normali di alcuni ormoni come il cortisolo, l’ormone dello stress, il GH, l’ormone della crescita, la prolattina e gli ormoni tiroidei.
Esercizio fisico e ormoni tiroidei
Alcuni studi hanno dimostrato che una attività fisica di basso grado e di durata inferiore ai 20 minuti determini un aumento dei valori di TSH, un aumento dei livelli di fT4 e una riduzione di fT3. Al di là dei livelli aumentati o ridotti degli ormoni tiroidei, il dato che si può confermare è una risposta della ghiandola allo stimolo dell’attività fisica. In realtà altri studi non concordano con l’aumento dei livelli degli ormoni tiroidei e sottolineano la necessità di avere metodi di misura della concentrazione degli ormoni tiroidei più attendibili e che possano effettuare delle misurazioni per tutta la durata dell’esercizio fisico.
Esercizio fisico e Prolattina
Occorre sapere che la prolattina (PRL) è un ormone polipeptidico di 199 aminoacidi prodotto dalle cellule lattotrope dell’ipofisi anteriore, inoltre esso è secreto dalle ghiandole mammarie, dal tessuto adiposo e da alcuni componenti del sistema immunitario. L’ormone è dotato di innumerevoli funzioni, la più famosa è la stimolazione delle ghiandole mammarie alla produzione di latte ma è interessante sapere che la secrezione di prolattina è connessa allo stress, al bilancio idrico del corpo, alla produzione del liquido surfattante nel feto, all’attivazione del sistema immunitario e alla funzione riproduttiva. Oltretutto è risaputo da tempo che si ha una maggiore produzione di prolattina durante la fase REM (Rapid eye moviments) del sonno.
La secrezione di prolattina è connessa con altri ormoni: la dopamina e gli estrogeni, l’ossitocina, l’ormone antidiuretico.
Durante l’esercizio fisico si verifica un aumento dei livelli di prolattina nel sangue in modo direttamente proporzionale all’intensità dell’allenamento.
Perché questo avviene?
Probabilmente perché la prolattina stimola il sistema immunitario e tutte le funzioni ad esso collegate (chemiotassi, fagocitosi ecc.) e anche perché è responsabile del rilascio di citochine e attivazione dei linfociti T e impedisce la lipolisi.
Da quanto appena detto si può desumere che un’ alta frequenza di allenamenti costringe il corpo ad andare sottosforzo, a sottostare a uno stimolo che alla lunga non riesce a sopportare, e non a caso si consiglia spesso di non avere allenamenti troppo ravvicinati proprio per dare la possibilità al tessuto muscolare di ripararsi e far ritornare i vari livelli ormonali nel range di normalità.
La conoscenza di questo quadro ormonale si accorda in modo sinergico a una corretta ripartizione die macronutrienti, a una graduale reintroduzione di grassi buoni che fungono da stimolo positivo per la soluzione dell’amenorrea.