Sole e Vitamina D: l’importanza della vitamina del sole

Molto spesso dosando i livelli di vitamina D ci ritroviamo con valori insufficienti, risultiamo carenti e se ci va bene i viene prescritto un trattamento apposito che il più delle volte è caratterizzato da maxi dosi mensili di vitamina D che non sortiscono l’effetto desiderato per i più disparati motivi come ad esempio una scarsa efficacia di assorbimento a livello intestinale.

Il risultato è quello che alle analisi successive il valore risulta essere ancora insufficiente ma quali valori dobbiamo considerare per essere sicuri di avere i giusti livelli di vitamina D?

  • se < 30 ng/mL i livelli sono insufficienti;
  • se compresi tra 30 e 50 i livelli sono accettabili;
  • se > 50 ng/mL i valori sono normali;
  • se > 150 ng/mL siamo in eccesso;

Molto spesso i miei pazienti mi chiedono se è il caso di sospendere l’integrazione di vitamina D d’estate ma vediamo insieme i fattori che rallentano e ostacolano la sintesi di vitamina D a livello cutaneo:

  • avere la pelle scura riduce l’efficacia di produzione di vitamina D;
  • la produzione migliore avviene quando ci esponiamo al sole intorno a mezzogiorno o nelle ore più calde, il che è altamente sconsigliato per proteggere la pelle;
  • l’avanzare dell’età riduce l’efficacia di sintesi e per questo si rende necessaria una corretta integrazione;
  • se si è sovrappeso o peggio ancora obesi, gli adipociti rendono la vitamina D meno disponibile per il nostro corpo.

Quanta vitamina sintetizziamo al sole?

Se ci esponiamo per 30 minuti al sole riusciamo a produrre dalle 10 alle 20 mila unità ma gli schermi solari e le creme solari con alto fattore di protezione alterano la nostra produzione cutanea.

Cosa fare se i miei livelli di vitamina D risultano bassi nonostante l’integrazione?

Se l’integrazione è mensile ci sono buone probabilità che l’intestino non sia stato in grado di assorbire l’integratore efficacemente per cui è necessario introdurre delle quote più basse ma giornaliere, e sì anche d’estate. Inoltre la vitamina D è liposolubile e viene assorbita a livello del duodeno e del digiuno e per migliorare il suo assorbimento bisognerebbe accompagnarla con alimenti grassi e preferibilmente lontano dal caffè, poiché la caffeina interferisce con l’assorbimento di alcune vitamine e sali minerali.

E chi è affetto da patologie autoimmuni?

Le carenze più gravi sono presenti nei pazienti che hanno patologie autoimmuni come il lupus, la tiroidite di Hashimoto, l’artrite reumatoide ecc. In questi soggetti spesso si assiste a una mutazione del gene che codifica per il recettore della vitamina D, determinando una carenza.

In presenza del deficit i linfociti Th17, la cui attivazione e un’attivazione è controllata dalla vitamina D, si attivano e producono una citochina infiammatoria chiamata interleuchina-17. Ora, siccome sappiamo che i linfociti Th17 sono la linea maggiormente coinvolta nelle patologie autoimmuni, l’integrazione di vitamina D in questi casi è quasi d’obbligo.