Parliamo di fibromialgia

Molto presente nel sesso femminile, si tratta di una sindrome algodisfunzionale, ovvero caratterizzata da una percezione alterata dei meccanismi del dolore.

Il dolore riferito dai pazienti e diffuso, e spesso accompagnato da rigidità, fotofobia, emicrania, dismenorrea, colon irritabile e sindrome delle gambe senza riposo.

In alcuni casi questa sindrome si accompagna ad aumento di peso, sensibilità multiple, cistiti ricorrenti e ansia generalizzata.

Dal punto di vista neurologico si verifica il blocco delle vie nervose discendenti e un calo della serotonina, un neurotrasmettitore prodotto in quantità maggiori a livello intestinale ed endorfine e aumento della percezione del dolore.

Qual è il ruolo dell’alimentazione?

L’obesità e il sovrappeso e in generale l’aumento dell’indice di massa corporea (BMI) correlano negativamente con i sintomi della fibromialgia. Si è visto che anche un ridotto apporto di proteine e verdure ha effetto sul peggioramento dei sintomi.

Una alimentazione bilanciata e specifica prevede quindi l’introduzione di una buona fonte proteica, e che quindi fornisca aminoacidi come valina, leucina e isoleucina per favorire la rigenerazione muscolare. Da non dimenticare anche altri aminoacidi come la tirosina e il triptofano, quest’ultimo necessario per la sintesi di serotonina.

Oltre al ruolo di primaria importanza delle proteine è bene anche bilanciare i carboidrati, prevalentemente complessi e non semplici in modo da avere un minore impatto sulla glicemia. Uno dei protocolli dietetici utilizzati in tal senso è la dieta LOW FODMAPS, dieta povera di zuccheri fermentabili come ad esempio i polioli, il sorbitolo, e tanti altri.

E le vitamine?

Alcuni pazienti fibromialgici mostrano una riduzione dei livelli di vitamina B12 e di folati, quindi in alcuni casi si procede attraverso l’integrazione stessa.

Diversi studi, poi hanno messo in evidenza uno stretto legame tra ipovitaminosi D e fibromialgia: bassi livelli di vitamina D sono associati a dolori acuti, depressione e ansia generalizzata.

Anche la giusta integrazione di magnesio, selenio, zinco sembrano avere risvolti positivi sulla dolorabilità generalizzata.

In alcuni casi si verifica una alterazione del microbiota intestinale che prende il nome di SIBO ovvero una sindrome da sovracrescita intestinale alla base di gonfiore, meteorismo, diarrea e malassorbimenti intestinali.

E’ doveroso precisare che occorre chiedere il parere di un esperto per avere una alimentazione e in seguito una integrazione mirata a ridurre la sintomatologia.