Tra le tiroiditi croniche autoimmuni vi è la tiroidite di Hashimoto (HT) che è associata a diversi gradi di ipotiroidismo. Si tratta di una malattia autoimmune, il corpo inizia a produrre degli anticorpi, anticorpi anti-perossidasi (TPO-Ab) e anti-tireoglobulina (Tg-Ab) con infiltrazione linfocitaria.
La prevalenza della malattia nella popolazione è strettamente connessa all’età, infatti si manifesta tra i 45 e i 55 anni, al sesso, le donne infatti sono molto più colpite rispetto agli uomini, in rapporto donne-uomini 4 a 1.
Altri fattori predisponenti sono il fumo, il consumo eccessivo di alcool, lo stress, la gravidanza, utilizzo di interferone-a e agenti immunomodulanti (ipilimumab, nivolumab ecc).
IODIO E SELENIO A BRACCETTO
Lo iodio è un micronutriente essenziale per assicurare il corretto funzionamento della ghiandola tiroidea e non solo.
Il fabbisogno quotidiano di iodio è di 150 mcg al giorno e il fabbisogno diventa pari a 250 mcg al giorno durante la gravidanza e l’allattamento.
Le fonti alimentari di iodio sono rappresentate da pesce, crostacei, latticini della grande distribuzione, uova e alcuni frutti come ad esempio le more e le fragole.
Perché il fabbisogno è aumentato in gravidanza?
In passato la carenza di iodio determinava gravi alterazioni dello sviluppo neurale del feto, dando così origine a forme di cretinismo e a gozzo.
A tal proposito in diversi stati si è deciso di utilizzare il sale iodato e oggi circa il 71% della popolazione mondiale utilizza il sale iodato.
Se da un lato si è cercato di incrementare l’apporto di iodio in questo modo, in alcuni studi è emersa la correlazione tra un aumento dell’assunzione di iodio e un aumento dell’incidenza di ipotiroidismo. Il meccanismo alla base di questa correlazione deve ancora essere compreso del tutto. Si è ipotizzato però che le cellule della tiroide, dette cellule follicolari vadano incontro a un meccanismo di “suicidio programmato” o apoptosi dovuto all’eccesso di iodio che sopprime i meccanismi di autofagia cioè tutti quei processi che la cellula utilizza per liberarsi di ciò che non può più utilizzare.
Quando si parla di micronutrienti utili per il funzionamento della tiroide non si può non parlare del selenio. Le carenze di selenio sono molto più rare rispetto allo iodio perché il selenio è presente in diversi tipi di alimenti: noci brasiliane, tonno, diversi cereali, diversi tipi di carne, funghi.
A differenza della supplementazione di iodio, integrare il selenio in caso di tiroidite di Hashimoto ha dimostrato di ridurre significativamente i livelli di anticorpi TPO-Ab dopo tre, sei e dodici mesi di integrazione. La forma di selenio da integrare che sembra avere più efficacia è la selenometionina.
Diversi studi hanno messo in evidenza che una integrazione massiccia di selenio sembra avere effetti negativi sia sull’ormone della crescita (GH) sia sull’IGF-1 ma anche sulla sintesi di ormoni tiroidei. Altri effetti includono la perdita dei capelli, la fragilità delle unghia, diarrea, depressione, atassia, disturbi respiratori.
La pletora di sintomi ha determinato la nascita di un termine che racchiude gli effetti avversi di una integrazione errata di selenio: selenosi.
In definitiva, l’integrazione di selenio potrebbe essere positiva in pazienti affetti da HT ma con un adeguato intake di iodio.
HT e vitamina D
Da tempo è noto che la vitamina D ha diverse funzioni che la rendono più simile a un ormone piuttosto che a una vitamina. La forma attiva della vitamina è il colecalciferolo e secondo le linee guida di endocrinologia degli USA un apporto giornaliero di 1500-2000IU sono sufficienti a far salire i livelli sierici di vitamina D sopra i 30 ng/mL, valore al di sotto del quale si parla di ipovitaminosi. Nelle malattie autoimmuni la vitamina D ha un ruolo sempre più importante.